Malattia della lingua blu: facciamo chiarezza su sintomi, vaccino e falsi miti

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La malattia della lingua blu sta colpendo duramente il settore zootecnico, in particolare quello ovini e dei bovini. A fronte di questa situazione, molte sono le informazioni che circolano e per questo motivo, abbiamo deciso di fare chiarezza sui principali aspetti critici della malattia, offrendo una panoramica completa sui sintomi, la trasmissione, la profilassi e la realtà sui vaccini. 

Questo articolo ha l’obiettivo di fornire un’informazione corretta e aggiornata, aiutando gli allevatori e gli operatori del settore a comprendere meglio come gestire la malattia e a prendere decisioni più consapevoli. Oltre che dalle informazioni istituzionali fornite dal Ministero, approfondiremo la questione grazie alle parole del Dottor Giovanni Savini dell’IZS di Teramo, responsabile del Laboratorio Nazionale di Referenza per la Blue Tongue. Le sue considerazioni, raccolte in un’intervista per il web magazine Ruminantia, offrono un punto di vista più approfondito e chiariscono quanto stabilito dalle definizioni ufficiali.

Continua a leggere per scoprire di più sulle reali dinamiche del blue tongue virus.

Malattia della lingua blu: di cosa si tratta?

La Malattia della lingua blu, o Blue Tongue disease, è una malattia infettiva trasmessa da insetti vettori ematofagi. Il virus è della a Reoviridae, genere Orbivirus, del quale si conoscono 27 diversi sierotipi. 

La malattia può colpire diverse specie animali, ma è più diffusa tra ovini e bovini. È importante sottolineare subito che il Blue Tongue virus non è contagioso o pericoloso per gli uomini né tramite il consumo di carne o latte, né mediante l’eventuale puntura di un insetto infetto.

Blue Tongue sintomi: i più comuni 

La malattia della lingua blu, dal punto di vista clinico, è sostanzialmente asintomatica nei bovini (è infatti impossibile distinguere un animale “malato” da uno “sano” per l’assenza di sintomi visibili), mentre è potenzialmente mortale per gli ovini (per i caprini la pericolosità della stessa è attenuata).

I sintomi negli ovini, che sono le specie più colpite, includono febbreemorragie e ulcere nella bocca e nel naso, salivazione eccessiva, rigonfiamenti di labbra, lingua e mascella, zoppie, perdita di peso, perdita di lana, polmonite e diarrea. Sebbene la lingua blu, dovuta a cianosi, sia un fenomeno raro, la mortalità può raggiungere il 70% nei casi più gravi

Blue Tongue virus: come avviene la trasmissione, punto per punto

Per quanto riguarda la trasmissione di questa malattia, il Ministero della Salute ha spiegato che: 

“Il ciclo biologico del BTV prevede la trasmissione da un animale ad un altro attraverso la puntura degli insetti vettori, la cui riproduzione e la successiva deposizione di uova avviene in habitat con caratteristiche specifiche, come ambienti fangosi, naturali (pozze piovane, margini di corsi d’acqua) e artificiali (campi irrigati, scoli di abbeveratoi).”. (fonte: sito salute.gov.it)

Da quanto si evince dalla fonte del Ministero, la Blue Tongue è una malattia a trasmissione vettoriale. Questo significa che non si propaga per contatto tra animali (né diretto, né con feci, deiezioni o saliva); pertanto l’unico modo di arrestare l’avanzare della malattia è una immunizzazione a tappeto dei capi sensibili (ruminanti), perché non è possibile pensare di arginare l’azione dell’insetto vettore.

Tuttavia, come evidenziato dal Dott. Giovanni Savini, Direttore del Laboratorio Nazionale di Referenza per la Bluetongue e titolare di analogo incarico nell’ambito della Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sono ulteriori considerazioni che meritano attenzione e che sfatano più di un mito riguardo le dinamiche della malattia. Nei prossimi paragrafi, approfondiremo proprio questi temi. 

Distinzione dei tipi di insetti vettori e strategie di contenimento

Innanzitutto, il Dottor Salvini parla di trasmissione vettoriale mediante Culicidi e fa una distinzione netta tra:

  •  Culicoidi Imicola: presenti nella fascia mediterranea, e quindi anche in Italia fino al Sud della Toscana – oltre che in Sardegna, che depongono le uova/larve in zone soggette a ristagni di acqua, hanno una attività notturna, difficilmente entrano nelle stalle e soffrono temperature basse, 
  • Culicoidi Obsoletus: presenti nella fascia continentale di tutta Europa, nord Italia compreso, meno sensibili alle temperature basse, frequentemente presenti nelle stalle e che si riproducono in presenza di piante (quindi in siti boschivi).

Questa distinzione è spesso ignorata dagli allevatori che credono che il virus derivi da una sola specie. Pertanto, le raccomandazioni sulla necessità di eliminare le aree soggette a ristagni d’acqua e di ricoverare gli animali in stalle con zanzariere a maglia fitta durante la notte, come misura di profilassi, hanno senso solo in zone infestate da una delle due tipologie di insetto vettore. Tuttavia, in molte altre aree, queste misure risultano inapplicabili o inutili, e spesso contrastano con le norme sul benessere animale

Malattia della lingua blu: terapia e falsi miti sui vaccini 

Un’altra riflessione importante riguarda la possibilità di eradicare completamente il virus, che il Dott. Savini considera quasi irrealizzabile in Italia, a causa delle condizioni ambientali favorevoli alla sopravvivenza e riproduzione degli insetti vettori. 

Da questa consapevolezza nasce la conclusione che la vaccinazione rappresenta l’unica soluzione efficace per contenere i danni del virus, pur con tutte le difficoltà che essa comporta. Infatti, la malattia della lingua blu non ha una terapia curativa in grado di eliminare il virus, pertanto l’approccio terapeutico si concentra sull’alleviare i sintomi degli animali colpiti. La vaccinazione, considerata la principale forma di profilassi indiretta, avrebbe come obiettivo la protezione degli animali e la riduzione della circolazione virale. 

Il vaccino contro la malattia della lingua blu, quindi, rappresenta l’unica soluzione efficace per contenere i danni del virus con tutte le problematiche che esso implica. È importante bene che fra queste problematiche non si annovera la possibilità di eventuali effetti indesiderati sugli animali anche grazie al progresso della ricerca.

Infatti, i primi vaccini (risalenti a decenni fa) erano di tipologia “viva attenuata”, ovvero veniva attenuata la carica virale presente nel vaccino, in modo da stimolare la risposta anticorpale senza implicare manifestazioni cliniche del ricevente; in alcuni casi il virus è stato (in passato) attenuato erroneamente in misura troppo blanda ed il vaccino ha portato a manifestazioni cliniche del tutto simili a quelle della malattia. 

I vaccini attuali sono di tipologia “spenta”, ovvero totalmente privi di effetti indesiderati. Questo ci aiuta a sfatare un altro mito, cioè che il vaccino possa fare male agli animali, che ancora circola tra gli allevatori. 

Pertanto, parrebbe che il problema riguardo alla vaccinazione è più di natura politica ed economica poiché implicherebbe un problema di costi/benefici; cerchiamo di approfondire partendo dai vantaggi reali che apporterebbero. 

Vantaggi del vaccino per la Blue Tongue

La vaccinazione contro la Blue Tongue offre diversi benefici, specialmente per gli ovini, che sono tra gli animali più vulnerabili alla malattia. 

Negli ovini la protezione vaccinale fornisce tre vantaggi:

  • assenza di sintomatologia clinica;
  • contenimento della espansione del virus;
  • possibilità di libera circolazione degli animali.

Nei bovini (sostanzialmente asintomatici) i vantaggi si riducono a due:

  • contenimento della espansione del virus;
  • possibilità di libera circolazione degli animali.

Un altro aspetto cruciale da considerare è che i vaccini sono sempre prodotti “a domanda”, ovvero vengono realizzati in base alle richieste previste dai piani vaccinali profilattici delle regioni per l’anno successivo. Questo significa che non sono sempre disponibili in quantità illimitate, ma vengono prodotti secondo le necessità di ciascuna area geografica.

Pertanto, mentre in passato, la vaccinazione era obbligatoria e finanziata dallo Stato, oggi è diventata volontaria e i costi sono a carico degli allevatori, ad eccezione di alcune regioni, come la Sardegna, dove il vaccino è ancora sovvenzionato dalle autorità locali. Questo potrebbe rappresentare un altro motivo per cui gli allevatori sono restii alla vaccinazione oggi. 

Malattia della lingua blu: possibili soluzioni e scenari futuri

La soluzione più auspicabile sarebbe un tavolo comune tra le varie regioni italiane. Questo permetterebbe di coordinare un’unica richiesta di vaccini, stabilendo quante dosi servono per ciascuna regione e sfruttando le economie di scala, riducendo così i costi complessivi. È però altrettanto vero che lo Stato dovrebbe ricorrere (facendo un ragionamento teorico) allo strumento della vaccinazione obbligatoria, coprendo quindi i costi, per incentivare gli allevatori di bovini a vaccinare animali che non sono clinicamente sensibili al virus, ma il dispendio di risorse potrebbe non giustificare i benefici attesi.

Diverso è il caso degli ovini, il cui settore sta subendo perdite economiche considerevoli, per i quali la vaccinazione porterebbe un indubbio beneficio economico, giustificando l’intervento finanziario delle autorità pubbliche.

Una proposta sensata e a lungo termine sarebbe quella di dichiarare endemici i sierotipi 1, 4 e 8 del virus in Italia. Questo consentirebbe la libera circolazione degli animali, accompagnata da una vaccinazione obbligatoria per le specie che presentano manifestazioni cliniche gravi e invalidanti. Tuttavia, resta la speranza che non emergano nuovi sierotipi o mutazioni di quelli esistenti, e che la risposta anticorpale naturale degli animali riduca l’aggressività del virus, come già osservato con i sierotipi 1 e 4, la cui virulenza è diminuita nel tempo.

Regole da osservare oggi 

Ricordiamo che allo stato attuale i limiti alla circolazione prevedono come ogni spostamento risulti possibile – per gli animali non destinati al macello – solo previo trattamento insetto-repellente e test negativo in modalità PCR comprovante l’assenza di virus nell’animale/i soggetti a spostamenti. Questo approccio comporta ritardi, inefficienze e l’impiego di personale sanitario, con costi elevati sia diretti che indiretti. Nonostante questi sforzi, contenere la diffusione del virus, che continua ad espandersi, appare un obiettivo difficilmente raggiungibile.

Per approfondire, ti consigliamo di guardare la video intervista al Dott. Giovanni Savini, Direttore del Laboratorio Nazionale di Referenza per la Bluetongue, di RUMINANTIA webmagazine. 

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