Area comportamentale del personale addetto alla cura degli animali

La stalla rappresenta un ambiente dinamico caratterizzato da interazioni costanti tra gli addetti, gli animali e le attrezzature. La formazione del personale addetto alla cura degli animali è fondamentale per garantire il benessere degli stessi e conseguire obiettivi di performance misurabili.

Principali aree critiche per la formazione e per il benessere bovini

Di seguito vengono elencate le principali aree critiche nelle quali investire in formazione per il benessere bovini:

  1. Corretta igiene degli ambienti
    • Le operazioni di pulizia devono essere pianificate, ruotine e seguire uno schema predeterminato.
  2. Corretta routine di mungitura
    • La preparazione e l’attenzione durante la fase di mungitura sono fondamentali. La corretta disinfezione pre-dipping, l’asciugatura separata dei capezzoli e l’applicazione di un buon prodotto post-dipping sono cruciali per evitare infezioni incrociate.
  3. Corretta gestione delle prime fasi di vita del vitello
  4. Periodici controlli sanitari interni
    • Riteniamo sia ottima prassi prevedere dei controlli interni a campione (sugli animali che non presentano criticità) o a intervalli prestabiliti (sui bovini che rientrano a vario titolo in una area di maggior rischio di sviluppare patologie). Questi controlli possono essere eseguiti attraverso antibiogramma, conta cellulare del latte e analisi del sangue dei capi al fine di monitorare la presenza di corpi chetonici, la carenza o l’eccesso di elementi minerali e vitaminici. Inoltre, è opportuno eseguire un’analisi ex-ante delle caratteristiche organolettiche dei foraggi somministrati. Ogni azienda conosce le proprie criticità specifiche e, pertanto, sa quali parametri mettere sotto sorveglianza.
  5. Area relativa all’ambiente esterno e alle interazioni con esso
    È fondamentale considerare che un’azienda zootecnica è inserita all’interno di un ambiente più ampio e, di conseguenza, è esposta a possibili contaminazioni esterne. Pur cercando di limitare tali contaminazioni, è importante gestire i contatti con l’esterno in modo efficace, senza cadere in eccessi profilattici dannosi per l’attività quotidiana. Alcuni suggerimenti e considerazioni utili in questo contesto includono:
    • Adozione di standard di biosicurezza per ridurre i rischi di contaminazione esterna, bilanciando l’attenzione senza compromettere il regolare svolgimento delle attività quotidiane.
    • Delimitazione delle aree aziendali tramite cartelli esplicativi e barriere fisiche per impedire l’accesso non autorizzato.
    • Punti di accesso alla azienda di calzari monouso da mettere a disposizione dei visitatori, corredati da cartelli che invitino/obblighino all’uso degli stessi.
    • Gestione del traffico di veicoli: sarebbe opportuno disporre di aree di carico e scarico degli animali, posizionate a una distanza adeguata dalle stalle per mantenere gli automezzi dedicati lontani dall’area sensibile. Inoltre, sarebbe consigliabile permettere agli autocarri che entrano in azienda di disinfettare gli pneumatici prima dell’ingresso.
    • Controllo di roditori e volatili: per la derattizzazione, si consiglia di posizionare trappole apposite e monitorare periodicamente il consumo delle esche per individuare i punti più soggetti a colonizzazione da parte dei roditori. Per la gestione dei volatili nocivi, è consigliabile rivolgersi a ditte esterne specializzate per valutare e installare dissuasori fissi o dinamici.
    • Gestione della presenza di selvatici: l’aumento dei selvatici nelle aree circostanti le aziende agricole rappresenta una sfida. Senza interventi strutturali da parte delle autorità competenti, la gestione di questa presenza rappresenta un punto critico in tema di biosicurezza, che attualmente lascia gli allevatori in una posizione svantaggiata e poco tutelata.
Un esempio di cartelli informativi e di delimitazione di area.

Strategie per l’uso responsabile dei farmaci nelle aziende zootecniche

Lo scopo di questo excursus è evidenziare le aree in cui è possibile intervenire per limitare l’insorgere di patologie, riducendo di conseguenza l’uso eccessivo di farmaci. Questo scritto si basa sulla nostra esperienza acquisita attraverso visite in azienda, osservazioni, confronti con esperti e studio della letteratura scientifica, oltre che sulla relazione quotidiana con gli allevatori.

Volutamente alcune questioni particolarmente “spinose” e tecniche non sono state affrontate (per esempio il tema dell’asciutta selettiva, che merita una trattazione a parte, e che sarà oggetto di un prossimo articolo), e ci siamo deliberatamente mantenuti su un livello di approfondimento che definiremmo “scolastico”. Abbiamo mantenuto un livello di approfondimento “scolastico” con l’obiettivo di definire lo stato normativo e le possibili azioni pratiche per trovare soluzioni efficaci.

In conclusione, riteniamo che cercare di ridurre l’uso di farmaci, in particolare gli antibiotici, sia un obiettivo valido per tutelare il consumatore ed evitare il pericoloso circolo della resistenza antimicrobica. Tuttavia, riteniamo importante sottolineare due precisazioni:

  1. La riduzione dell’uso di antibiotici deve avvenire in modo graduale per garantire il ripristino della risposta immunitaria naturale dei bovini proporzionalmente alla diminuzione delle somministrazioni. Un’eliminazione troppo rapida dei supporti farmacologici espone i bovini al rischio di malattie, con conseguenti danni economici per gli allevatori e perdite di benessere negli animali.
  2. Nell’analisi delle strategie per contenere l’insorgenza delle malattie non abbiamo affrontato il tema dei costi necessari per gli adeguamenti. È fondamentale considerare che molti allevamenti richiedono investimenti significativi, e riteniamo che politiche mirate dovrebbero agevolare tali adeguamenti. Viviamo in un’epoca piuttosto difficile: il mercato del latte è in profonda trasformazione dopo anni di immobilismo sistemico che ha limitato pesantemente ogni volontà di miglioramento, lasciando solo il minimo spazio per la pura sopravvivenza delle aziende. Molti esperti concordano nell’affermare come nuove e impegnative sfide attendano il settore per i prossimi anni, nei quali si acuiranno i gap fra i paesi ad alta specializzazione nella produzione di latte e paesi de-specializzati; ciò a causa dei cambiamenti climatici, della plasticità della popolazione zootecnica nei confronti di questi, e della sempre maggiore richiesta di qualità. Tutto ciò comporterà un costo tendenzialmente crescente di produzione, e in un contesto così mutevole e complesso, riteniamo sia imprescindibile che le nuove esigenze degli allevatori siano considerate come prioritarie nell’agenda della politica agricola comunitaria, al fine di fornire il sostegno necessario a un settore di vitale importanza per l’economia nel suo complesso.

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