La corretta definizione degli spazi per il benessere dei bovini

Come abbiamo accennato all’interno del nostro articolo dedicato al benessere dei bovini in stalla quest’ultima, per essere efficiente, deve essere in grado di garantire il massimo comfort ai bovini: è un ambiente in cui gli spazi sono ben definiti, adeguatamente strutturati e correttamente dimensionati.

In linea del tutto teorica, la stalla “perfetta” è quella che permette, grazie alla sua struttura, di avere ambienti differenti e separati in base alle differenti esigenze dei bovini. Ora, consapevoli dell’impossibilità di realizzare praticamente (ed economicamente) quanto sopra affermato, possiamo affermare che comunque l’obiettivo da perseguire nella realizzazione di una struttura zootecnica deve tendere in quella direzione.

Pertanto, un buon allevamento, in cui il benessere viene ottimizzato, deve prevedere la separazione fra gruppi omogenei fra di loro e gruppi disomogenei (per età, stato di gravidanza, stato di salute ecc.), da attuare mediante la creazione di box dedicati. Ogni box deve avere poi una dimensione tale da poter ammortizzare in modo efficiente le diverse esigenze legate alla variabilità del numero di bovini presenti durante le varie stagioni dell’anno.

Cosa deve avere una stalla per essere considerata efficiente

Certamente una buona stalla dovrebbe essere munita di:

  • una vitellaia composta sia da box singoli (per i primi giorni di vita dei vitelli) che da box multipli per i vitelli da avviare allo svezzamento;
  • box con autocatturanti per le vitelle svezzate da avviare alla carriera produttiva, distinti per una relativa omogeneità di stazza delle occupanti, e – da una certa età delle stesse in poi – attrezzate con cuccette (se il sistema stalla le prevede) per abituare gli animali prima del parto a questo tipo di stabulazione;
  • box (in numero variabile a seconda delle dimensioni della mandria) per gli animali in lattazione, distinti a seconda della fase della stessa (fresche, in lattazione da più giorni, prossime alla asciutta);
  • box per le vacche in asciutta;
  • box preparto dove collocare le vacche in uscita dalla fase di asciutta e le manze prossime al parto;
  • box parto dove collocare gli animali negli ultimissimi giorni di gestazione, e nei primi (critici) giorni successivi;
  • box infermeria dove collocare animali con patologie in corso di terapia, che non possono essere trattate efficacemente se non tenute separate dal resto del gruppo (animali deboli o comunque da tenere sotto monitoraggio costante);
  • sala d’attesa, nelle stalle con sala di mungitura, dove raggruppare gli animali per gruppi omogenei in attesa di essere munte;
  • zona di mungitura (o stazioni robotizzate deputate a tale scopo).

Come già indicato nei blog precedenti, la presenza di una area di pascolamento è da tenere in seria considerazione, al fine di massimizzare il benessere in stalla.

Efficiente manutenzione e adeguatezza delle strutture 

Nella configurazione di un ambiente atto ad accogliere gli animali, che possa permettere una loro permanenza in standard di alto benessere, non si può prescindere da una accurata manutenzione dello stesso, e dal porre particolare attenzione a tanti piccoli grandi accorgimenti che, come le tante gocce che formano il mare, contribuiscono al mantenimento di un ambiente accogliente e salubre. In particolare, riteniamo che i punti principali in tal senso possano essere indicati come segue:

  • Le strutture in metallo (cancelli, catture ecc.) devono essere ispezionate costantemente, per evitare che rotture accidentali generino situazioni potenzialmente dannose per gli animali (per esempio spuntoni metallici sporgenti, degenerazioni del pavimento che aumentano il rischio di scivolamento ecc.);
  • L’illuminazione degli ambienti deve essere adeguata, sia per quanto riguarda la luce naturale che quella artificiale. Con particolare riguardo a quest’ultima, la stessa deve essere calibrata sia in funzione delle zone della stalla, che della tipologia dei bovini alle quali si riferisce. Occorre quindi adeguare il fotoperiodo alle vacche in lattazione scegliendo una soluzione “lunga” (LDPP), mentre per quelle in asciutta optare per un fotoperiodo breve (SDPP). Fondamentale è poi l’adeguata illuminazione dei passaggi e il posizionamento di luci in grado di permettere in qualunque momento una facile ispezione della mandria. Particolare attenzione va infine riservata alla qualità della luce artificiale, in termini di gamma di colori, di intensità e di altezza di collocamento.
  • La disponibilità di abbondante acqua sempre fresca e pulita non può essere considerata un fattore secondario; gli abbeveratoi devono essere ampi, a vasca, e garantire una pulizia facile e veloce (per es. attraverso un meccanismo di ribaltamento degli stessi), al fine che batteri e funghi prolifichino nei ristagni d’acqua. Inoltre, sarebbe buona norma che le vasche fossero riscaldate nel periodo invernale, al fine di prevenire la formazione di ghiaccio e di fornire liquidi a temperatura corretta agli animali.
  • Analogamente a quanto indicato per l’abbeveramento, particolare attenzione deve essere prestata alla mangiatoria (possibilmente rivestita di materiale in grado di non assorbire ne rilasciare elementi, come l’acciaio o le resine plastiche) e alle attrezzature utilizzate per preparare e somministrare la razione, che – nei termini più ragionevoli possibili – devono essere manutenute allo scopo di evitare la formazione di muffe nocive, o le possibili contaminazioni date da cattivi funzionamenti (per esempio da sversamenti accidentali di olii meccanici).
  • La sala di mungitura rappresenta forse il luogo dove l’igiene e la pulizia non ammettono deroghe, trattandosi la mungitura il passaggio operativo fondamentale nel quale “nasce” il prodotto finito della stalla. Ai fini di evitare contaminazioni fra animali differenti, vi sono delle routine procedurali ben definibili (che vedremo in seguito), ma è importante effettuare anche la revisione periodica di tutti i componenti della mungitura soggetti a usura. Tutte le parti in gomma (tettarelle, tubi, raccordi) sono sottoposti quotidianamente a lavaggi a temperature diverse, spesso con acidi utilizzati al fine di “sgrassare” i circuiti di transito del latte. Questi shock provocano inevitabili cedimenti e fessurazioni delle gomme, che diventano potenziali luoghi di ristagno di materia organica, terreno colturale perfetto per la proliferazione batterica. Analogamente bisogna prestare attenzione a tutti i giunti e alle curve dell’impianto di trasporto latte, in quanto qualche piccolo cedimento può generare situazioni potenzialmente dannose come sopra esposto. È quindi opportuno pianificare la periodica sostituzione delle parti usurabili, di accordo con la ditta che effettua la manutenzione dell’impianto.

Il monitoraggio elettronico dei bovini 

Un discorso a parte, che sconfina nell’area comportamentale della gestione della mandria, riguarda il ricorso agli strumenti di monitoraggio elettronico dei bovini. La tecnologia odierna offre una moltitudine di soluzioni, ognuna con i propri pregi e difetti, ma tutte valide se scelte con un occhio di riguardo alle esigenze specifiche e alla compatibilità con la propria struttura.

Fra le varie soluzioni di monitoraggio troviamo i classici collari, piuttosto che i podometri e i boli ruminali; queste soluzioni fondamentalmente immagazzinano dati riguardanti i comportamenti dei bovini, e trasmettono gli stessi dati a un terminale dotato di apposito software che li razionalizza ed elabora, al fine di fornire all’allevatore un insieme di informazioni di qualità in grado di supportarlo nelle decisioni.

La stalla viene dotata di antenne di ricezione, collocate nei punti strategici di maggior passaggio dei bovini (per esempio vicino agli abbeveratoi, o nei passaggi dalle zone riposo a quelle di alimentazione) che a ogni transito del bovino scaricano i dati rilevati dall’hardware residente, e li inviano al cervello del sistema. Questi accorgimenti permettono di monitorare costantemente l’attività motoria dell’animale (in modo da evidenziare le fasi di calore della bovina, piuttosto che problemi fisiologici che portano la stessa a deambulare in misura ridotta) e l’attività ruminale delle vacche (ovvero recepiscono se il rumine presenta un “numero di giri” corretto).

È evidente come tali monitoraggi automatici non forniscono solo un supporto all’allevatore, ma piuttosto – all’aumentare dei capi presenti in stalla – rappresentino uno strumento fondamentale, laddove la complessità aziendale non permetta una indagine “de visu” costante ed efficiente.

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