Afta epizootica: nuovo focolaio, sintomi e rischi per il settore

Veterinari eseguono un controllo sanitario sui bovini in una stalla moderna, garantendo sicurezza e benessere animale.

Il 10 gennaio 2025 è stato ufficialmente confermato un focolaio di afta epizootica in Germania, nel distretto di Märkisch-Oderland, segnando il ritorno di questa malattia nell’Unione Europea dopo ben 14 anni di assenza (ultimo focolaio in Bulgaria nel 2011). Il virus, appartenente al sierotipo O, è stato rilevato in un piccolo allevamento di bufali d’acqua vicino Berlino. Da allora, le autorità veterinarie tedesche hanno adottato misure stringenti, tra cui l’istituzione di zone di protezione e sorveglianza, per contenere la diffusione del contagio.

La comparsa di questo focolaio ha già avuto ripercussioni significative a livello internazionale, con il Regno Unito che ha immediatamente vietato l’importazione di bovini, ovini e suini dalla Germania. Sebbene l’afta epizootica bovina e negli altri animali non rappresenti un rischio diretto per l’uomo, il virus ha un impatto devastante sulla salute degli animali e sull’economia del settore zootecnico.

Nei prossimi paragrafi approfondiremo le cause, i sintomi e i rischi di questa malattia, così come le misure di prevenzione e contenimento, per aiutarti a comprendere meglio la situazione e proteggere il tuo allevamento da malattie come questa.

Afta epizootica: cosa è e la causa principale?

L’afta epizootica è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce principalmente ruminanti e suini, come bovini, ovini, caprini e suini. Conosciuta anche come “malattia del piede e della bocca”, prende il nome dalle tipiche lesioni ulcerose che si formano nella bocca e negli arti degli animali infetti. Sebbene abbia un impatto devastante sull’agricoltura e sulle economie locali, è importante sottolineare che l’afta epizootica uomo non rappresenta un rischio diretto: il virus non è trasmissibile all’essere umano.

Scoperta nel 1888 dai ricercatori Friedrich Loeffler e Frosch, l’afta epizootica è stata la prima malattia riconosciuta come di origine virale. Il responsabile è un virus appartenente al genere Aphtovirus della famiglia Picornaviridae. Questo agente patogeno è estremamente resistente a condizioni ambientali sfavorevoli, come alte temperature e correnti d’aria, che gli consentono di propagarsi su ampie distanze.

Ad oggi, sono conosciuti sette sierotipi del virus (O, A, C, SAT 1, 2, 3 e Asia), ognuno dei quali richiede una risposta immunitaria specifica.

Afta epizootica bovini e in altri animali: i sintomi più comuni

Questa afta epizootica si manifesta con sintomi che variano a seconda della specie colpita. Nei bovini la malattia si diffonde rapidamente tra gli esemplari, causando febbre alta (oltre 40 °C) e una drastica riduzione della produzione di latte. I sintomi iniziali includono anche arresto della ruminazione e ipersalivazione con saliva vischiosa.

Entro pochi giorni compaiono le tipiche lesioni vescicolari, che colpiscono principalmente tre aree: bocca, piedi e mammella. Le vescicole, che si sviluppano inizialmente sulla lingua e sulla faccia interna delle labbra, possono estendersi a gengive, palato, guance e persino alle palpebre. Una volta rotte, queste lasciano erosioni dolorose che impediscono agli animali di alimentarsi correttamente.

Nei suini, la sintomatologia è simile a quella dei bovini, ma le lesioni vescicolari sono più evidenti ai piedi, infatti la zoppia è il primo segnale della malattia in questa specie.

Gli ovicaprini, invece, presentano sintomi più lievi e spesso asintomatici. Conoscere i principali sintomi dell’afta epizootica è essenziale per identificare tempestivamente la malattia e attuare misure di contenimento adeguate.

Per aggiornamenti anche su altre patologie che possono colpire il tuo allevamento, leggi ad esempio il nostro approfondimento: Malattia della Lingua Blu

Afta epizootica: specie colpite e come si trasmette?

Il virus colpisce principalmente gli animali “a unghia fessa” (bovini, ovini, caprini e suini). Come abbiamo già spiegato, si trasmette molto facilmente attraverso diverse vie. Negli animali infetti è contenuto nelle secrezioni respiratorie, nel liquido delle vescicole, nel latte, nelle secrezioni genitali e nelle placente. Il contatto diretto tra animali, così come quello con materiali contaminati (attrezzature, lettiere o mangimi), può favorire la diffusione della malattia.

Il virus è anche in grado di viaggiare a distanza tramite correnti d’aria o attraverso il commercio di carne contaminata e prodotti animali. Per questo motivo, alcuni Paesi consentono l’importazione esclusivamente di carni disossate e sottoposte a frollatura, che eliminano il rischio di contagio.

Un aspetto critico dell’afta epizootica nel bovino è la capacità di alcuni animali di diventare portatori asintomatici del virus dopo la guarigione clinica. I bovini, infatti, possono fungere da serbatoi epidemiologici, continuando a diffondere il virus attraverso le tonsille. I suini, invece, svolgono un ruolo amplificatore, emettendo quantità di particelle virali fino a cento volte superiori a quelle dei bovini, rendendo il contenimento della malattia particolarmente difficile.

Prevenire la diffusione dell’afta epizootica richiede un controllo rigoroso del trasporto di bovini e altri animali, l’applicazione di misure di sicurezza e il monitoraggio costante degli allevamenti che approfondiremo nel prossimo paragrafo.

Cura per l’afta epizootica: ci sono dei vaccini? Come gestire un focolaio?

L’afta epizootica è una malattia per la quale non esiste una cura specifica. Nell’Unione Europea, la vaccinazione preventiva contro l’afta epizootica è vietata dal 1991, poiché i ceppi virali autoctoni sono stati eradicati. Tuttavia, la vaccinazione d’urgenza è consentita in caso di focolai, previa valutazione della situazione epidemiologica.

Se viene confermato un caso di afta epizootica, scattano immediatamente protocolli di emergenza molto rigidi. L’allevamento colpito viene isolato e tutte le specie sensibili presenti devono essere abbattute. Le carcasse vengono incenerite e l’intera area viene sottoposta a disinfezione profonda, inclusa la gestione dei liquami, dove il virus può persistere a lungo.

Le autorità sanitarie istituiscono zone di protezione (entro 3 km) e di sorveglianza (fino a 10 km) intorno al focolaio, bloccando completamente la movimentazione di animali e prodotti animali. Inoltre, si procede al monitoraggio di tutti gli allevamenti presenti nelle aree circostanti per identificare ulteriori casi e tracciare la diffusione del virus. La prevenzione resta però la chiave per proteggere gli allevamenti e il commercio internazionale.

Afta epizootica bovino: perché è così pericolosa e i rischi per il settore

Sebbene non rappresenti un pericolo per l’uomo, né per contatto diretto né attraverso il consumo di carne o latte, questa patologia altamente colpisce gravemente gli allevamenti. Negli allevamenti, anche un singolo caso di afta epizootica può avere conseguenze serie perché, come abbiamo visto, si devono abbattere tutti gli animali infetti e sottoporre le carcasse a smaltimento sicuro. Questa operazione  causa enormi perdite economiche.  Inoltre, tutte esportazioni di carne, latte e prodotti derivati da aree infette vengono bloccate, privando i produttori dell’accesso ai mercati internazionali.

Per garantire la salute del tuo allevamento, è cruciale segnalare tempestivamente ogni sospetto caso alle autorità veterinarie e seguire le loro indicazioni con attenzione. Se vuoi approfondire anche gli aspetti più tecnici e rimanere sempre aggiornato, ti consigliamo di leggere i report sul tema del World Reference Laboratory for Foot-and-Mouth Disease (WRLFMD) e creati in collaborazione con WOAH e FAO.

Afta epizootica in Italia: la situazione attuale

Dal punto di vista delle ripercussioni attuali (primi mesi del 2025), le notizie che arrivano dalle zone interessate sono confortanti: sembra che il focolaio sia stato individuato e isolato con tempestività ed efficienza. Inoltre, il tracciamento dei principali movimenti dalla zona infetta è stato eseguito scrupolosamente, escludendo il propagarsi della malattia.

L’intervento preventivo da parte delle Autorità Sanitarie risulta essere particolarmente importante, specie in questo periodo in cui tutta la comunità Europea sta registrando un aumento della richiesta dei prodotti dei mercati del latte e della carne.

L’elevata dinamicità della domanda, le sempre più strette interconnessioni tra i vari Paesi europei e la scarsa autosufficienza dell’Italia nella produzione di animali da latte e da carne rendono il nostro Paese fortemente dipendente dalle importazioni di animali da latte e da carne. Questa dipendenza è essenziale per sostenere l’intero settore zootecnico. Un’interruzione forzata delle importazioni, dovuta a fattori esterni come le malattie quali l’afta epizootica, potrebbe avere conseguenze molto gravi: da un lato, ridurrebbe la disponibilità di animali, dall’altro, provocherebbe un’impennata dei prezzi, mettendo a rischio la stabilità dell’intero comparto.

Per questi motivi il livello di sorveglianza deve essere mantenuto altissimo da parte delle Autorità competenti, al fine di scongiurare qualsiasi evento imprevisto che possa avere ricadute disastrose.

Per altre informazioni sul benessere del bovino e aggiornamenti sui temi principali di settore, ti invitiamo a leggere il nostro Blog oppure entra in contatto con noi qui.
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